Rinaldo Cigolla

Rinaldo Cigolla

RINALDO
REINHOLD
CIGOLLA

UN UOMO NELLA VITA

Un artista ladino con la propria terra nel cuore, che lungo il percorso di vita e di arte ha voluto narrare le sue Terre Alte.

Come fanno le leggende ladine ha indagato e raccontato gioie e fatiche, dolori e felicità, contadini e fate, mostrando l’alternanza continua tra certezze incrollabili e cambiamenti ineluttabili.

La storia di un creativo avvolto nella vita, convinto e grato di appartenere ad una terra privilegiata dove i suoni, i profumi e i profili delle montagne concedono spazio alla parte migliore di ciascuno.

Un artista ladino con la propria terra nel cuore, che lungo il percorso di vita e di arte ha voluto narrare le sue Terre Alte.

Come fanno le leggende ladine ha indagato e raccontato gioie e fatiche, dolori e felicità, contadini e fate, mostrando l’alternanza continua tra certezze incrollabili e cambiamenti ineluttabili.

La storia di un creativo avvolto nella vita, convinto e grato di appartenere ad una terra privilegiata dove i suoni, i profumi e i profili delle montagne concedono spazio alla parte migliore di ciascuno.

NELLA NEVE

Da compagna di giochi la neve diventa per Rinaldo uno spazio di vita imprescindibile, l’espressione di scelte e di vissuti, una passione infinita che non si placa: la neve è per lui un’esperienza totalizzante, nella quale trova spazio gioia e soddisfazione personale, fino a diventare una vera e propria professione. 

L’arte fa capolino in questo spazio bianco e vi entra in modo naturale per fermare fierezza e coraggio degli sciatori ai quali riesce ad infondere quell’energia dirompente e vera gioia che lui stesso prova scendendo in velocità. Ma la neve va oltre la passione infinita e l’occasione di divertimento: diventa anche spazio per la memoria e per la riconoscenza.

La neve offre dunque un luogo senza limiti, dove l’occhio può vivere un’estensione percettiva e sperimentare la perdita di confine. E, nel bianco assoluto, individuare la traccia per ritrovarlo 

NELLA LIBERTÀ

Nei cavalli Rinaldo legge la libertà di vita e di espressione: attraverso di loro racconta la serenità dei momenti pacati, la gioia del passeggio nelle distese verdi, la potenza dei destrieri in corsa selvaggia.

Ogni loro raffigurazione è metafora di un tratto specifico di attimi di vita. Ed è il bronzo, in questo caso più del legno, che permette di sperimentare spazi formali complessi e sviluppare costantemente il senso del movimento, quel tratto che porta vita alla materia quieta. Questo è il mantra della storia artistica di Rinaldo, l moviment, soprattutto quando lavora ai suoi destrieri: sotto la pelle lucida dell’animale ogni muscolo prende vigore e rende visibile il potere delle movenze articolate, che sprigionano energia attraverso le fibre sotto sforzo. La sua mano sfiora la superficie e imprime un segno espressivo forte, pur mantenendo inalterata la leggerezza del tratto.

Un inno alla forza della vitalità, un omaggio alla libertà tanto desiderata.

NEL CORPO

Il corpo. Un tema che Rinaldo ama profondamente, quasi in modo maniacale. Il corpo come pagina su cui rappresentare molto dell’umanità, dell’essere nella vita e del rapporto con gli altri, ma altresì essenza comunicativa in cui la bellezza diventa fonte di armonia e di equilibrio. Le sue ninfe dolci e pacate trasmettono il loro spirito pulito, in cui la ricerca di accuratezza estetica si trasforma in autentica volontà di indagine conoscitiva.

Le proporzioni auree dei corpi comunicano armonia e dunque bellezza: su questo l’artista lavora incessantemente e la ricerca lo porta ad uno stadio superiore di consapevolezza: attraverso i tratti puliti racconta il suo anelito alla perfezione e all’equilibrio che forse può ritrovare solo nelle sue opere, fermandole nel momento magico del loro massimo splendore raggiunto attraverso la sua mano.

NELLA TERRA

Lo scultore vive profondamente la sua terra: è aperto al mondo e alla sperimentazione, ma l’humus che lo ha nutrito è il luogo dove è nato e vissuto, la valle di Fassa, per lui una terra meravigliosa. Le montagne, gli scorci dei prati, le moltitudini di verde e le infinite vie d’acqua diventano stimolo e spazio creativo.

Rinaldo è un “uomo del fare”, e nella terra ci entra sporcandosi le mani col badile, stancando gambe e braccia per costruire la sua storia. La terra lo mette alla prova, ma lo aiuta altresì a capire il valore della fatica sua e quella degli avi, trovando la giusta via per fissarne i tratti a perpetua memoria.

Sebbene ritragga storie di grandi fatiche, in Rinaldo continua a lavorare sotterranea la sua indole ottimista: in lui emerge costantemente lo sguardo al futuro in cui le fatiche non riescono a sopraffare lo spazio di speranza per una felicità possibile.

BIOGRAFIA

Rinaldo Reinhold Cigolla nasce a Vigo di Fassa il primo novembre 1934. Figlio di Otto e Angelina Deville, a cinque anni si sposta con la famiglia a Canazei, dove il padre costruisce un piccolo albergo. È vispo e attento alla natura con la quale stabilisce fin da subito un legame profondo e irrinunciabile: fa il pastore e il bosco, le montagne, i laghi e i profumi della sua terra sono per lui risorsa e scuola. 

Dal 1948 al 1954 frequenta la Scuola d’arte di Moena diretta dal Professor Cirillo Dell’Antonio Bora, figura chiave per l’artista. Contestualmente entra nel Gruppo Sportivo Fiamme Oro della Polizia di stato di Moena e prosegue l’attività agonistica. La sua vita si divide tra arte, neve e professione di poliziotto. Ancor prima dei trent’anni si proscioglie: sposa Tiziana Dellantonio e ha due figli, Igor e Anastasia, che accompagna nel mondo della neve insieme ad altri giovani.

Neve e arte rimangono dei capisaldi fondanti e proseguono in equilibrio: modella sciatori spericolati, ma continua la ricerca spirituale dedicandovi opere di natura religiosa; valorizza le tradizioni, ma crea anche cavalli e ninfe uscite dalle leggende. Dal legno si muove verso altri materiali che gli consentono di spingere la sperimentazione formale: plastilina, cera che diventerà bronzo e poi marmo, del quale lo affascina il candore assoluto e la morbidezza della lavorazione.

I numerosi viaggi di studio in tutte le capitali europee si intrecciano con lo studio entusiasta dei grandi maestri dell’arte da lui più amati, da Michelangelo a Canova fino a Rodin. Sulle loro tracce continua a lavorare ai suoi temi, implementando la ricerca con lo studio del Carnevale e le allegorie delle maschere.

Molteplici committenze lo vedono lavorare a progetti monumentali: nascono opere da installare sul territorio del Trentino-Alto Adige, che insieme danno vita ad un percorso creativo en plain air, un racconto della possibile armonia tra uomo, processo creativo e territorio: Ondina nel lago di Carezza, la Ninfa di Trauttmansdorff, l’Egetman, il monumento Fonti di vita, Maria Piaz Dezulian, solo per citarne alcuni.

Si fa conoscere nella sua terra ma anche in numerose città in Italia e all’estero dove espone in mostre sia personali che collettive (Moena, Cavalese, Piné, Caldonazzo, Trento, Rovereto, Selva di Val Gardena, Cortina, Pordenone, Venezia, Firenze, Monaco di Baviera, Wiesbaden).

La passione per la ricerca e lo studio lo accompagnano anche negli anni della grande maturità. Si spegne  il 20 agosto 2020.